La negazione del femminile

Dove è finito l’uomo che amava le donne?
Domanda completa: Lei parla dell’archetipo Afrodite, con riferimento alle infinite sfaccettature dell’essere donna, ma che dire del maschile, in particolare il maschile che non riesce ad entrare in sintonia con una donna se non attraverso l’uso del potere, o con l’inganno, l’astuzia? Dov’è finito l’uomo che amava le donne? F.

Risposta: Gentile signora, se si riferisce a “La cintura Di Afrodite”, nel libro descrivo dettagliatamente, attraverso le varie figure mitologiche, come una particolare forma di “culto” possa indebolirne un’altra. Il bisogno di dominare è sempre l’espressione di una mancanza, che, come ho più volte rilevato, ha radici profonde. La cultura umana, dai tempi più antichi, ha prodotto miti e archetipi in grado di indicare le vie “misteriose” dell’esistenza, compreso il senso di smarrimento che la donna suscita in un uomo. In molti casi, il femminile viene vissuto non come una risorsa (secondo il suo significato ancestrale), ma come una minaccia all’integrità dell’Io. Accettare l’altro da sé, ma soprattutto l’altro in sé è un percorso difficile, doloroso. Eroico. Confrontarsi autenticamente con una donna (o con un uomo) significa scegliere un cammino fatto di conquiste iniziatorie più che adagiarsi nelle proprie certezze o rinchiudersi nel proprio guscio narcisistico. Il percorso di crescita si svolge, a mio avviso, secondo uno scambio osmotico tra maschile e femminile che permette di affermare la dignità dei sentimenti e delle relazioni affettive e di conferire senso all’appartenenza sociale. La violenza, connessa al potere, ha le sue radici profonde in un processo di alienazione. Alcune forme di comunicazione, poi, in cui il virtuale sostituisce ogni scambio autentico, non sono altro che maldestri tentativi di manipolare gli altri, di sperimentare le proprie abilità di seduttori polimorfi per poi approdare nel nulla. L’uso della frode, la mistificazione come stile di vita, ci parla di un’incapacità: quella di rapportarsi in modo dialogico col femminile, preferendo al contatto fecondo, i miti e i riti della prevaricazione. L’incontro non è più un processo alchemico, ma un amplesso mortifero, e l’alterità, annullata, viene inesorabilmente asservita ai bisogni personali…