Dieci inverni: prologo di una storia d’amore

Dieci inverni: prologo di una storia d’amore

Locandina

Locandina

Regia: Valerio Mieli
Sceneggiatura:  Isabella Aguilar, Davide Lantieri, Valerio Mieli
Fotografia: Marco Onorato
Montaggio: Luigi Mearelli
Musiche originali: Francesco de Luca e Alessandro Forti
Scenografia: Mauro Vanzati
Durata: 99 minuti
Italia-Russia, 2009

PERSONAGGI E INTERPRETI
Camilla: Isabella Ragonese
Silvestro: Michele Riondino
Simone: Glen Blackhall
Fjodor: Sergei Zhigunov
Liuba: Liuba Zaieva
prof. Korsakov: Sergei Nikonenko
Clara: Alice Torriani
Pianista-cantante: Vinicio Capossela

Trama: Primo Inverno, anno 1999: A bordo di un vaporetto che collega le isole della laguna veneziana, Camilla nota tra la folla un ragazzo, Silvestro. I due iniziano a guardarsi: lei è timida, lui decisamente sfrontato. Quando il vaporetto attracca, lui decide di seguire la ragazza e le chiede di ospitarlo per una notte nella sua casetta sulla laguna. I due si sfiorano e si allontanano. Così comincia una parabola sentimentale lunga dieci anni…
Il film comincia con un motivo simbolico che prelude ad una sorta di “viaggio iniziatico”, un cammino individuativo, che sin dalle prime sequenze, prende origine dal mondo degli affetti. Il simbolismo della traversata da una riva all’altra è un motivo onirico-mitologico assai diffuso e allude alla necessità di passare ad uno stadio più elevato di consapevolezza. La figura di Camilla mostra in tal senso la sua funzione di “traghettatrice” nell’ambito trasformativo di Silvestro.
Durante l’incontro sul traghetto, lei reca con sé una lampada, un oggetto che permette di distinguere le cose e di orientarsi nel buio. Tradotto in termini simbolici, è lo strumento della conoscenza, analogo alla lucerna con cui Psiche illumina il volto di Eros, nella mitofiaba di Apuleio. Lui trasporta goffamente un alberello di cachi, quindi è associato ad un elemento simbolico, la pianta, che allude allo sviluppo del Sé.
La figura femminile emergente dalla folla, sembra sia funzionale all’attivazione di particolari aspetti della figura maschile: da una parte troviamo la fonte dell’illuminazione, dall’altra il bisogno di sviluppare le potenzialità inespresse. La condivisione tra i due giovani appare come una circostanza inevitabile, fondata sulla sincronicità.
La necessità dell’incontro appartiene ad uno schema interno che contiene delle leggi segrete e simmetriche. Notiamo infatti come tra i due giovani si instauri immediatamente un legame intenso, contrassegnato dai tratti di un amore potenziale. Ogni volta che un uomo e una donna entrano in contatto emergono più o meno inconsapevolmente, aspetti che orientano il rapporto nei termini di un’attrazione o al contrario di un rifiuto. Non a caso nella mitologia Eros viene  rappresentato armato di arco e frecce di opposto effetto: secondo Ovidio le frecce del dio erano due, una di piombo e l’altra d’oro: quella di piombo metteva in fuga l’amore, mentre quella d’oro lo suscitava…
Nel film il dio dell’Amore scaglia ora la freccia d’oro, ora quella di piombo, dando luogo a un’alternanza di sentimenti e situazioni antitetici.
L’oro capace di accendere la scintilla d’amore rappresenta l’intensità della passione, lo slancio entusiastico verso l’altro, un altro che sembra rappresentare, almeno apparentemente, il veicolo verso la felicità. Il piombo è il simbolo dell’individualità intatta; in qualità di metallo pesante, è tradizionalmente attribuito al dio separatore Saturno (La delimitazione) e rappresenta la base da cui può partire un’evoluzione trasformatrice.
Di solito quando due persone si amano “di colpo”, il loro amore è prevalentemente basato sulla proiezione. L’amore, secondo la prospettiva junghiana, è sempre una “partita a quattro” dove entrano in scena non solo gli aspetti coscientemente orientati della Personalità, ma anche e soprattutto le componenti eterosessuali che ciascuno reca segretamente in sé. Jung ha chiamato queste componenti archetipiche Anima e Animus.
L’Anima è essenzialmente la componente inconscia femminile presente nella personalità dell’uomo. Essa è il principio dell’Eros, quindi il suo sviluppo nell’uomo si riflette nel modo di rapportarsi alle donne.
L’Animus è la componente inconscia maschile della personalità della donna. Rappresenta il principio del Lógos e fa da ponte tra l’Io della donna e le sue risorse creative inconsce.
Dieci Inverni esplora il lato “magico” e archetipico della dimensione relazionale, il suo snodarsi attraverso una ricorsività necessaria.
Il silenzio e la fuga, codici comunicativi privilegiati tra i protagonisti rinforzano l’idea di un movimento verso l’interno.
Il fulcro del film è l’energia “alchemica” che si sviluppa dalla vicinanza di Silvestro con Camilla, e in effetti è da lei e per lei che prende avvio il percorso individuativo del ragazzo, che inizialmente non possiede alcun progetto di vita.
Il motivo della donna temibile ed enigmatica, personificata da Camilla, allude alla fascinazione dell’Anima con la sua provocante inafferrabilità, un’indefinitezza che sembra a Silvestro piena di promesse. Il personaggio di Camilla si sviluppa sulle tracce tipiche della Nouvelle Vague: si presenta inizialmente come una donna sensibile, ma distante, nei confronti della quale Silvestro si scopre e si confessa impacciato e intimorito, per poi trasformarsi nella donna determinata e infedele, capace di tradire il “sogno d’amore” con le occasioni del momento. La poliedricità della figura femminile, probabilmente fa da eco alla varietà di contenuti inconsci che il giovane deve integrare nella vita cosciente.
La ciclicità con cui i due ragazzi si avvicinano per poi allontanarsi, nell’arco temporale di dieci anni, riflette l’ambivalenza di sentimenti e l’impossibilità  di consegnarsi interamente l’uno all’altra, temi ben noti a Truffaut e Rohmer.
Ogni inverno è un quadro di ridefinizione del rapporto tra Camilla e Silvestro, un quadro in cui l’amore rimane inespresso, e tuttavia vivido al punto da condizionare inconsciamente le scelte affettive dei due. Quel che avviene al di fuori dei dieci quadri narrativi non viene mai spiegato, solo mostrato, ma è facile arguire che la corrente sotterranea che determina il naufragio delle rispettive storie d’amore sia animata da un sentimento profondo che solo il tempo potrà far emergere in superficie.
L’amore tra Silvestro e Camilla sembra obbedire a una legge di sottrazione, che negando continuamente la realizzazione piena del rapporto amoroso, aggiunge nel contempo corposità alle determinanti relazionali interne dei due protagonisti. In tal senso, la crescita del loro rapporto matura individualmente, ma stimolata dalla presenza continua dell’altro. Nel film, la casetta di Camilla è il luogo deputato a raccogliere e trasformare i frammenti di condivisione relazionale: è in essa che emergono i reciproci limiti d’accesso all’altro, le omissioni affettive, ma anche il bisogno irrefrenabile di vicinanza, a dispetto del tempo che passa.
Stare insieme non sempre è possibile, ma se le leggi interne portano due individui uno in direzione dell’altra, è inevitabile che prima o poi il rigido inverno si trasformi nella rigogliosa primavera…

Marialuisa Vallino